Nata a PALERMO 1950
Vive e lavora a Palermo

Un’esistenza trascorsa seguendo le spinte di un impetuoso amore per la vita e per la libertà individuale, percorsa da improvvise esplosioni e necessarie ma dolorose metamorfosi.
Alle donne è da sempre stato accordato il diritto degli oggetti: che gli oggetti entrino nel dipinto allora, rendendolo altro da sé, come in un gioco. Pietre dure, brillantini, pietrisco e vetri entrino con la loro presenza materica, facendo vibrare o torturando la tela e donando alla tecnica ad olio, dominata con una perizia insolita per una artista recente, una vita più gaia, meno pretenziosa.
Celestina Salemi è un’artista ancora giovane, ma la sua carica emotiva e la sua incessante smania sperimentale, specchio di un’inquietudine volontariamente irrisolta, così come l’amore per le tecniche tradizionali, ripercorse con un interesse vivo ma sempre e comunque critico, rendono la sua arte un nastro sospeso tra passato e presente, in un universo artistico in cui il trionfo della tecnologia e dello sbigottimento effimero sembrano voler stendere un sudario sull’arte della tavolozza e del gesto.

 

 

Galleria-Studio "CELESTART" CORSO VITTORIO EMANUELE 160, PALERMO

ARTISTA INDIPENDENTE

 Quando in me qualcosa fa scattare la molla per creare…

È qualcosa che è in me, da tanto, da troppo tempo. Chiuso nei meandri del mio cervello, che incamera e conserva tutto: le emozioni, i dolori, le gioie, le speranze, la rabbia , l’allegria e tanto, tanto che quasi sfugge al ricordo.

Tutto il mio vissuto sta chiuso in una scatola nera, che preferisco chiamare “scrigno”. Uno scrigno prezioso, un’ “anima”, gelosamente conservata nei viluppi del nostro intelletto.

Non tutti sono capaci di mostrare questo enorme tesoro agli altri, molti non riescono a farlo venir fuori o a manifestare ciò che dentro li riempie e li forma. Molti lo soffocano, al punto da diventar sterili e programmati, pur di non affrontare il disagio che comporta l’apertura di quello scrigno.

Quando questo scrigno si apre è uno tsunami che travolge ogni cosa e nulla sarà più come prima. È un uragano, un tornado capace di farti volare dentro una tromba d’aria o soffocarti e sommergerti come in una tempesta o in un diluvio. È qualcosa che squarcia le viscere, che ti divora lentamente, ma caparbiamente; che non dà pace finché  non agisci e trovi la strada per plasmarlo in altro, per tirarlo fuori e renderlo visibile a tutti, nel bene e nel male, in un atto liberatorio.

E cosa c’è di più liberatorio del fare arte (musica, poesia, letteratura, pittura, scultura e………….. tutto ciò che nella nostra cultura pertiene all’espressione dell’io)? Attraverso questi intermediari si riesce a far venir fuori ciò che da tanto, troppo tempo, langue in noi.

Ma cos’è che all’improvviso fa aprire lo scrigno?

Un oggetto, un’immagine, una discussione, uno sguardo, un evento, una carezza, uno schiaffo, un successo o un fallimento, un sogno, una lite, una passeggiata, un viaggio, un sorriso, una lacrima, la visione di un cielo azzurro, la forma di una nuvola, un batter d’ali di una farfalla, la visione di altri capolavori, un ……..sasso.

Queste cose fanno riemergere in me:

un dolore, una enorme gioia, una forte emozione che ti rimandano indietro nel tempo per permetterti di rivivere il tuo passato e poterlo esternare attraverso le tue attitudini e i mezzi acquisiti.

Ecco che si è pronti a creare.

Ci sono poi in me delle esigenze, come quella di recuperare un oggetto e ridargli una nuova vita o di dare un’ impronta personale ad un ambiente della mia casa. E poi ce ne sono altre, che credo siano proprie di ogni artista, prima tra tutte la sperimentazione. Questa viene fuori lavorando e significa: supporti che si trasformano, tele che si deformano, si strappano, si tormentano; significa inserire nell’opera, come in un collage, materiali che diventano altri dagli usuali: non solo i colori, ma tutto ciò che capta la mia curiosità.

Attraverso questo meccanismo si può crescere e diventare più adulti e consapevoli, si può sognare, si può regredire per consentirti un gioco negato nell’infanzia e tutto ciò può essere vissuto pienamente con gioia o con tormento, fino a stravolgere, con meccanismi inconsci, tutto il tuo essere pur di trovar la pace.

Celestina Salemi in arte Celeste

 

 

QQuando in me qualcosa fa scattare la molla per creare…

È qualcosa che è in me, da tanto, da troppo tempo. Chiuso nei meandri del mio cervello, che incamera e conserva tutto: le emozioni, i dolori, le gioie, le speranze, la rabbia , l’allegria e tanto, tanto che quasi sfugge al ricordo.

Tutto il mio vissuto sta chiuso in una scatola nera, che preferisco chiamare “scrigno”. Uno scrigno prezioso, un’ “anima”, gelosamente conservata nei viluppi del nostro intelletto.

Non tutti sono capaci di mostrare questo enorme tesoro agli altri, molti non riescono a farlo venir fuori o a manifestare ciò che dentro li riempie e li forma. Molti lo soffocano, al punto da diventar sterili e programmati, pur di non affrontare il disagio che comporta l’apertura di quello scrigno.

Quando questo scrigno si apre è uno tsunami che travolge ogni cosa e nulla sarà più come prima. È un uragano, un tornado capace di farti volare dentro una tromba d’aria o soffocarti e sommergerti come in una tempesta o in un diluvio. È qualcosa che squarcia le viscere, che ti divora lentamente, ma caparbiamente; che non dà pace finché  non agisci e trovi la strada per plasmarlo in altro, per tirarlo fuori e renderlo visibile a tutti, nel bene e nel male, in un atto liberatorio.

E cosa c’è di più liberatorio del fare arte (musica, poesia, letteratura, pittura, scultura e………….. tutto ciò che nella nostra cultura pertiene all’espressione dell’io)? Attraverso questi intermediari si riesce a far venir fuori ciò che da tanto, troppo tempo, langue in noi.

Ma cos’è che all’improvviso fa aprire lo scrigno?

Un oggetto, un’immagine, una discussione, uno sguardo, un evento, una carezza, uno schiaffo, un successo o un fallimento, un sogno, una lite, una passeggiata, un viaggio, un sorriso, una lacrima, la visione di un cielo azzurro, la forma di una nuvola, un batter d’ali di una farfalla, la visione di altri capolavori, un ……..sasso.

Queste cose fanno riemergere in me:

un dolore, una enorme gioia, una forte emozione che ti rimandano indietro nel tempo per permetterti di rivivere il tuo passato e poterlo esternare attraverso le tue attitudini e i mezzi acquisiti.

Ecco che si è pronti a creare.

Ci sono poi in me delle esigenze, come quella di recuperare un oggetto e ridargli una nuova vita o di dare un’ impronta personale ad un ambiente della mia casa. E poi ce ne sono altre, che credo siano proprie di ogni artista, prima tra tutte la sperimentazione. Questa viene fuori lavorando e significa: supporti che si trasformano, tele che si deformano, si strappano, si tormentano; significa inserire nell’opera, come in un collage, materiali che diventano altri dagli usuali: non solo i colori, ma tutto ciò che capta la mia curiosità.

Attraverso questo meccanismo si può crescere e diventare più adulti e consapevoli, si può sognare, si può regredire per consentirti un gioco negato nell’infanzia e tutto ciò può essere vissuto pienamente con gioia o con tormento, fino a stravolgere, con meccanismi inconsci, tutto il tuo essere pur di trovar la pace.

Celestina Salemi in arte Celeste

 

 uando in me qualcosa fa scattare la molla per creare…

È qualcosa che è in me, da tanto, da troppo tempo. Chiuso nei meandri del mio cervello, che incamera e conserva tutto: le emozioni, i dolori, le gioie, le speranze, la rabbia , l’allegria e tanto, tanto che quasi sfugge al ricordo.

Tutto il mio vissuto sta chiuso in una scatola nera, che preferisco chiamare “scrigno”. Uno scrigno prezioso, un’ “anima”, gelosamente conservata nei viluppi del nostro intelletto.

Non tutti sono capaci di mostrare questo enorme tesoro agli altri, molti non riescono a farlo venir fuori o a manifestare ciò che dentro li riempie e li forma. Molti lo soffocano, al punto da diventar sterili e programmati, pur di non affrontare il disagio che compoFFFFrta l’apertura di quello scrigno.

Quando questo scrigno si apre è uno tsunami che travolge ogni cosa e nulla sarà più come prima. È un uragano, un tornado capace di farti volare dentro una tromba d’aria o soffocarti e sommergerti come in una tempesta o in un diluvio. È qualcosa che squarcia le viscere, che ti divora lentamente, ma caparbiamente; che non dà pace finché  non agisci e trovi la strada per plasmarlo in altro, per tirarlo fuori e renderlo visibile a tutti, nel bene e nel male, in un atto liberatorio.

E cosa c’è di più liberatorio del fare arte (musica, poesia, letteratura, pittura, scultura e………….. tutto ciò che nella nostra cultura pertiene all’espressione dell’io)? Attraverso questi intermediari si riesce a far venir fuori ciò che da tanto, troppo tempo, langue in noi.

Ma cos’è che all’improvviso fa aprire lo scrigno?

Un oggetto, un’immagine, una discussione, uno sguardo, un evento, una carezza, uno schiaffo, un successo o un fallimento, un sogno, una lite, una passeggiata, un viaggio, un sorriso, una lacrima, la visione di un cielo azzurro, la forma di una nuvola, un batter d’ali di una farfalla, la visione di altri capolavori, un ……..sasso.

Queste cose fanno riemergere in me:

un dolore, una enorme gioia, una forte emozione che ti rimandano indietro nel tempo per permetterti di rivivere il tuo passato e poterlo esternare attraverso le tue attitudini e i mezzi acquisiti.

Ecco che si è pronti a creare.

Ci sono poi in me delle esigenze, come quella di recuperare un oggetto e ridargli una nuova vita o di dare un’ impronta personale ad un ambiente della mia casa. E poi ce ne sono altre, che credo siano proprie di ogni artista, prima tra tutte la sperimentazione. Questa viene fuori lavorando e significa: supporti che si trasformano, tele che si deformano, si strappano, si tormentano; significa inserire nell’opera, come in un collage, materiali che diventano altri dagli usuali: non solo i colori, ma tutto ciò che capta la mia curiosità.

Attraverso questo meccanismo si può crescere e diventare più adulti e consapevoli, si può sognare, si può regredire per consentirti un gioco negato nell’infanzia e tutto ciò può essere vissuto pienamente con gioia o con tormento, fino a stravolgere, con meccanismi inconsci, tutto il tuo essere pur di trovar la pace.

Celestina Salemi in arte Celeste